mercoledì 10 giugno 2009

::: Fuori i fascisti da (via) Montefiorino:::

da global project del 14 marzo 2009

Meno case pound, più case popolari


Il 13 febbraio 2009 è stata aperta a Reggio Emilia in via Montefiorino 10 la sede del movimento neo fascista “Casa Pound”, denominata libreria “G. D’Annunzio”. L’ispirazione fascista di questa formazione politica, al di là di come essa si presenta all’esterno, è stata più volte esplicitamente riconosciuta dal suo leader e fondatore, Gianluca Iannone (ex-esponente di spicco di un’altra formazione politica neofascista, Fiamma Tricolore) ed è nel DNA di questa organizzazione, nel suo programma e nel suo agire quotidiano. Da quel giorno si sono susseguiti i proclami di Casa Pound, amplificati dai giornali locali e in particolare la gazzetta di Reggio. L’agibilità politica di questi gruppi è stata favorita negli ultimi anni da un clima costruito a tavolino dai media, dai politici di destra e di sinistra, da una politica basata sulla paura, sulla criminalizzazione dei “diversi” (donne, migranti, omosessuali, senza-casa, poveri), da una sottovalutazione del rischi che questi gruppi neofascisti rappresentano per la libertà di tutti. Tutto questo rientra in un disegno politico più ampio, di natura reazionaria, antipopolare, razzista, portato avanti con determinazione da partiti politici come la Lega Nord, Forza Italia, Alleanza Nazionale che sono al potere e non osteggiato, anzi persino appoggiato, da una Sinistra istituzionale ormai allo sbando. Le ultime misure del Governo Berlusconi stanno lì a dimostrarlo: gli attacchi al diritto di sciopero, la fine del contratto nazionale, la persecuzione dei migranti, gli inviti ai medici a denunciare gli stranieri privi di permesso di soggiorno, la privatizzazione della “sicurezza”, la demolizione dello Stato Sociale, la precarietà come sistema.

Ma esiste una Reggio Emilia che non ha paura, che non accetta l’equazione clandestino uguale criminale, che non intende arretrare di un millimetro sui diritti conquistati con anni di lotte, che non accetta di tornare ai tempi bui del fascismo, che considera l’antifascismo un presupposto fondamentale per la civile convivenza nei territori e nei quartieri, un valore che difendiamo anche oggi con questa iniziativa pubblica.

I simpatizzanti di “CasaPound” amano definirsi i fascisti del terzo millennio non rinnegando un legame diretto con il ventennio ed in particolare con la figura di Benito Mussolini. Nei loro volantini spesso invocano il diritto alla casa e ad aiuti economici per i poveri, un programma apparentemente di sinistra, peccato che i beneficiari di questi interventi dovrebbe essere rigorosamente “italiani”, contrapposti agli stranieri che “ruberebbero il lavoro” e “i diritti”. In altre parole, individuano negli stranieri la colpa di una presunta “decadenza nazionale”, alimentando una guerra tra poveri che può rivelarsi molto pericolosa. Noi al contrario pensiamo che la colpa di questa crisi economica vada attribuita ai veri responsabili: i capitalisti che in questi anni hanno speculato sulle spalle dei lavoratori, i banchieri che hanno creato un sistema di dipendenza economica per le classi più disagiate e tutti coloro che in questi hanno demonizzato l’intervento dello stato in nome di un liberismo selvaggio e adesso ne invocano l’aiuto per “salvare la baracca”. Ma esiste una città che non ci sta, che non intende pagare i costi della crisi.

La facciata con cui Casa Pound si presenta oggi alla città di Reggio Emilia non deve confondere o illudere solo perché si è data una verniciatina pseudo-culturale e una presunta attenzione ai problemi della gente. Le tematiche sociali proposte sono, in tempo di crisi economica, una trappola per attirare quel consenso misto di paura, razzismo e ignoranza che altre forze politiche di governo hanno stimolato e poi utilizzato per vincere le ultime elezioni politiche. Nelle altre città dove Casa Pound si è insediata e radicata le ronde e i pestaggi contro tutti coloro che secondo la loro visione si collocano tra i “diversi” sono all’ordine del giorno. Questo è quanto succede nelle città dove si annidano i “nuovi” fascisti, un esempio l’agguato mortale ai danni di Nicola Tommasoli accaduto il 5 maggio 2008 a Verona o l’assassinio di Renato Biagetti a Roma il 29 agosto 2006.

Vuole il caso che questa libreria fascista dedicata a Gabriele Rapagnetta (autodefinitosi il D’Annunzio) si trovi in una via intitolata al paese capoluogo di un territorio liberato dal fascismo dopo l’8 settembre 1943, la famosa repubblica partigiana di Montefiorino. Partiamo da questa strana coincidenza topografica per dare il titolo a questa giornata.

Invitiamo tutti gli abitanti del quartiere, i lavoratori, i migranti e tutti coloro che hanno a cuore il valore dell’antifascismo a non frequentare, isolare, boicottare la libreira "D’Annunzio" di via Montefiorino 10, invitiamo tutti a diffondere la voce a parenti amici e figli.

Facciamogli terra bruciata intorno!
Non permettiamo che il fascismo di radichi a Reggio Emilia!